Perché Carlo Emilio Gadda

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PERCHÈ CARLO EMILIO GADDA

Nel 1998 l'Istituto è stato intitolato allo scrittore Carlo Emilio Gadda, nato a Milano il 14 novembre 1893 da una famiglia della media borghesia. Conseguita la maturità classica al Liceo Parini, Emilio si iscrisse alla facoltà di Ingegneria del Politecnico rinunciando, in un primo momento, agli studi letterari.       

Partecipò, come volontario, alla prima guerra mondiale e, fatto prigioniero, venne deportato in Germania. Al rientro, conseguita la laurea, svolse la propria professione in Italia ed all’estero. Nel 1924, dopo essersi iscritto alla facoltà di Medicina, decise di dedicarsi alla passione a lungo rimandata: la letteratura. 

Negli anni successivi si occupò della stesura dei suoi primi scritti, mentre iniziò a collaborare con la rivista fiorentina Solaria e successivamente con il quotidiano milanese L'ambrosiano. Con l'abbandono della professione di ingegnere, ritornò a Milano dove pubblicò l'Adalgisa, raccolta di racconti a carattere satirico sulla borghesia milanese dei primi del secolo. 

Negli anni seguenti lavorò a Roma presso la RAI come redattore dei programmi culturali; proprio in questo periodo Gadda sviluppa la sua grande personalità letteraria e la sua maturità. Nelle sue opere si denota un'ostilità nei confronti del fascismo che è spesso il soggetto dei suoi racconti, anche se Emilio si era iscritto al partito fascista. 

Nel 1973, all’età di ottant’anni, Carlo Emilio Gadda si spense a Roma.

Fu un personaggio stravagante e inquieto, contraddittorio e introverso, lacerato da irrisolvibili conflitti interiori. Proprio per questo l'opera gaddiana, intrisa di dolorosa autobiografia, esprime un'immedicabile male di vivere, un'angoscia della condizione umana.     

Per la complessa ricchezza linguistica e tematica dell'opera gaddiana, lo scrittore è stato accusato di barocchismo, cioè di una ricchezza espressiva fine a se stessa. Al contrario, Gadda affermò che la realtà stessa è un intreccio e chi la descriveva doveva utilizzare una lingua mutabile, necessaria per giungere ad un'adeguata comprensione della realtà. 

Lo scopo dell'esperienza gaddiana fu quello di reintrodurre le parole nel flusso della vita riscoprendone così "i loro ventitré significati". Questa innovazione lessicale gli permise di annientare il linguaggio tradizionale letterario, considerato retorico e vuoto. Gadda utilizzò le parole per arrivare alle cose, alla realtà, demistificata dalle stesse parole per coglierne il vero significato. Fu uno scrittore di grande modernità e profonda moralità. La contraddizione è persistente nella sua opera. Per fare un esempio l'autore, ha cercato di sminuzzare la concezione unitaria e monarchica dell'io, sostituendola con la fitta rete di relazioni dalla quale il singolo è formato. Il suo rapporto con la borghesia lombarda fu ambivalente: sarcastico nel mettere in ridicolo i luoghi comuni e certe chiusure mentali, ma integrato e orgoglioso di appartenere a quella classe sociale e a quella città. Mai come in Gadda si può dire che un autore crea i propri antecedenti anziché discendere da essi. Infatti è proprio grazie all'esperienza gaddiana, la quale ha consentito di guardare alla storia letteraria da un nuovo punto di vista, che è nata la corrente espressionistica della letteratura italiana come genere critico.